TORNA PLOG. Dopo un lungo periodo di inattività torna “Plog il blog del Pest” con l’obiettivo di garantire una continuità di informazioni sul Pest Management. Da dove ripartire? C’è da portare a termine il lavoro di analisi inerente le Linee guida IFS sul Pest Control, che sicuramente sarà sviluppato, ma preferisco iniziare il nuovo cammino divulgativo del 2024 da un argomento molto importante, delicato e complesso, quello relativo alle misure di protezione individuali e più in generale alla cultura della sicurezza nel Pest Management, di cui ritengo si debba parlare di più.

GLI AGENTI CHIMICI. Quando si effettuano trattamenti di controllo infestanti con agenti chimici in ambito civile, sanitario e per le attività produttive (agricoltura e protezione di piante ornamentali escluse), si ritiene che coloro i quali siano esposti al maggior rischio di esposizione siano i clienti, spesso interpretati da bambini, se si tratta di scuole e asili, anziani nei casi di luoghi di pubblico ritrovo e di condomini, oppure animali sia domestici e, come abbiamo ormai appreso da quanto diffuso dalle Linee Guida UE, animali selvatici e infine l’ambiente, inteso come mondo che ci circonda.

IL RISCHIO PER I PCO. Tutto vero, ma spesso si trascura l’aspetto relativo all’esposizione che subiscono i tecnici della disinfestazione durante le fasi di preparazione e di utilizzo dei formulati, in modo particolare, insetticidi, ma da non trascurare anche i disinfettanti e i rodenticidi. Non consideriamo in questa disamina la grande varietà di pericoli che si producono all’interno dell’industria del Pest Control, citiamo ad esempio l’esposizione a malattie umane infettive e manipolazione di rifiuti infetti (sangue, siringhe, strumentazioni mediche), ad esempio lavorando in luoghi di cura come RSA e ospedali, ma anche i pericoli elettrici (prese a muro), il dover a volte operare in altezza (scale, ponteggi, arrampicamento su tetti scoscesi) ed altri.

L’ESPOSIZIONE. Ma tornando ai prodotti chimici, quali sono le fasi di rischio correlate all’uso dei formulati? L’esposizione può verificarsi, oltre che accidentalmente, durante le attività di trasporto, di miscelazione e applicazione. La domanda, che sembra quasi scontata e banale, è la seguente: come prevenire l’esposizione al rischio di contaminazione sulla propria persona? La risposta è altrettanto scontata, attuando le dovute procedure di sicurezza e ricorrendo all’uso di PPE (Personal Protective Equipment).

IL RISCHIO E IL PERICOLO. E il rischio da cosa è rappresentato e come si misura? Il rischio di manipolare e utilizzare un biocida (o PMC che dir si voglia) è correlato da due elementi: la tossicità del formulato e l’esposizione, che “uniti” rappresentano quello che viene definito come concetto di PERICOLO. Quanto più tossico è il prodotto e quanto più prolungata l’esposizione, quanto più elevato è il pericolo in cui si incorre, per cui è possibile utilizzare la seguente formula: Pericolo = Tossicità x Esposizione.

LA TOSSICITA’. Ma come si misura la tossicità? Di norma facendo riferimento o alla DOSE LETALE che può essere espressa sottoforma di LD=mg/kg di peso corporeo) o alla CONCENTRAZIONE, data da LC=ppm o mg/l. La tossicità pertanto si può esprimere o come LD50 o LC50, acronimo alfanumerico in cui le lettere (LD e LC) sottintendono la quantità di sostanza tossica funzionale all’uccisione del 50% (ecco il significato del numero) della popolazione test, solitamente rappresentata da ratti. Ergo, più piccoli sono i numeri di riferimento delle LD50 o LC50 e maggiormente tossico sarà il formulato. Spieghiamo ricorrendo ad un esempio: un prodotto che annovera una DL50 di 300 mg/kg è molto più tossico e quindi più pericoloso di un prodotto che possiede una DL50 di 3.000 mg/kg, ovvero il primo è 10x più tossico del secondo. FINE PRIMA PARTE.